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Autore/i: Avv. Raffaella D'Angelo Tag: Normative
ACCESSO ALLA GIUSTIZIA
LE DIFFICOLTA’ DI ACCESSO ALLA GIUSTIZIA.Quando “l’accesso alla giustizia” diviene un problema sorge spontaneo chiedersi
cosa sia la GIUSTIZIA e soprattutto se esista. A questa domanda che, ogni giorno,
diviene sempre più incessante, da parte del cittadino comune, purtroppo risulta
difficile all’operatore del diritto ed in particolare a NOI avvocati, che ne subiamo le
conseguenze, fornire una risposta concreta. Il problema a cui mi riferisco
riguarda i costi i che deve sopportare il cittadino per accedere alla giustizia
divenuti sempre più onerosi. Dal 2002, anno in cui fu introdotto, ad oggi, il cd
contributo unificato, ossia quella tassa che deve essere corrisposta ogni qual volta
si intenda instaurare un procedimento civile, amministrativo o tributario, il suo
incremento percentuale ha registrato un aumento del 143 % per le cause fino a
1033 euro; del 50% per le cause fino a 25.000 euro; del 67 % per quelle sino a
52.000 euro e dell’80 % per le cause superiori a 52.000 euro. Il rincaro, poi è
ancora maggiore se si pensa all’incremento del diritto forfettario che quasi
sempre si paga insieme con il contributo, che, nel 2014, è passato da 8 euro a 27
euro risultando così, in un colpo solo più che triplicato. I costi della giustizia
sono ancora più marcati nelle cause davanti al Tar. Oggi per impugnare un atto
amministrativo si deve tirare fuori la bellezza di 650 euro di contributo unificato
e nel caso in cui oggetto dell’impugnativa sia una gara d’appalto, a prescindere da
suo valore di base, tali importi potranno arrivare anche a 5.000,00 euro. La
giustizia civile, quindi, solo a parole rappresenta una priorità dell’attività
dintervento legislativo dei governi ma in concreto mera occasio\ ne di prelievo
fiscale ed il contributo unificato rappresenta oggi uno degli espedienti messi in
campo dal legislatore per ridurre il numero di cause pendenti negli uffici
giudiziari. La differenza tra ieri ed oggi è che tutti gli ultimi governi hanno
adottato una strategia punitiva nei confronti del cittadino che intende \ rivolgersi
ad un giudice per la tutela delle proprie ragioni. È persino banale dirlo: più
aumentano i costi della giustizia e più diventa problematico per il cittadino
accedervi. Oggi purtroppo l’utente prima di proporre una questione innanzi ad
un giudice deve fare i conti con una valutazione tra costi e benefici, prima che
sulla fondatezza in fatto ed in diritto della questione che intende prop\ orre. Tale
comportamento molto spesso, quindi, finisce con il vanificare, attraverso la rinuncia, la stessa domanda di giustizia. Cosa se ne faccia poi lo Stato di questi
balzelli, è difficile da comprendere, visto che la tendenza è sempre più quella di
diminuire giudici e sedi. Ed anche questa non è una bella notizia per il cittadino.
Infatti una delle ultime riforme, anche se giusta per certi aspetti, ha determinato
la soppressione di numerose sedi di giustizia con il risultato che gli uffici rimasti,
la maggior parte delle volte, risultano assai lontani da casa e soprattutto lasciano
scoperte intere aree territoriali che già scontano altri disagi ambientali ed
organizzativi. Emblematica al riguardo è, ad esempio, la soppressione del
Tribunale di Sala Consilina che ha comportato lo spostamento della compe\ tenza
territoriale giudiziale di quell’area a Lagonegro, fuori dalla regione e per giunta in
un tribunale già, di per se insufficiente come struttura ed organico. Eppure i
tribunali dovrebbero essere come gli ospedali, magari piccoli ma distribuiti sul
territorio. Si deve facilitare laccesso alla giustizia, non disincen\ tivarlo. L’art.
24 della nostra Costituzione così recita: “Tutti possono agire in giudizio per la
tutela dei propri diritti e interessi legittimi”. Ebbene aumentando
ingiustificatamente i costi della giustizia ed accentrando le sedi giudicanti, siamo
sicuri che si vada nella direzione di applicare questo sacrosanto principio? In uno
stato dove la giustizia è considerata come un male, allo stesso modo il concetto di
responsabilità è visto come un male. Senza giustizia non c’è responsabilità poichè
manca la possibilit di ottenere una sanzione contro labuso. Di q\ uesto ci
accorgiamo ogni giorno sfogliando i quotidiani e nella vita di tutti i giorni, magari
ascoltando le chiacchiere intorno mentre prendiamo il caff al bar co\ n gli amici.
Irresponsabilità e mancanza di tutela, per chi alla giustizia non può accedere per
motivi economici, rappresentano espressione di una matrice fortemente
autoritaria. Conseguenza dell’abuso che non ha possibilità di trovare tutela nella
giustizia, è la sottomissione di chi non può far altro che subire, oppure la
sopraffazione attraverso la violenza della giustizia privata. Assistiamo quindi ad
una involuzione della società verso la barbarie. Tutto ciò, tra l’altro, comporta
una situazione paradossale. Infatti a fronte delle difficoltà di accesso alla giustizia
descritte, il cittadino oggi, attraverso la legge sulla trasparenza, ad esempio ha
DIRITTO di accedere a tutta una serie di atti formati dalla Pubblica
Amministrazione. Ma il problema rimane! Infatti cui prodest la verifica di una
irregolarità, laddove la relativa tutela comporta i problemi di costo e di
valutazione prima descritti? Lo stesso discorso, purtroppo vale anche per le associazioni. Il legislatore attribuisce alle organizzazioni di volontariato tutta una
serie di diritti in difesa dell’ambiente e dei cittadini, anch’essa, purtroppo,
pregiudicata dall’eccesso del costo richiesto. Infatti, sebbene esista una legge sul
volontariato che preveda l’esenzione per le organizzazioni ogni volta\ queste
pongano in essere un azione in difesa di un interesse collettivo rientrante nei
propri scopi statutari, tuttavia, da alcuni anni, soprattutto i Tribunali
amministrativi, in virtù di una sua controversa visione interpretativa ritengono
tali norme non applicabili ai procedimenti giudiziario. Ciò ha generato un
contenzioso, lungi da una soluzione a breve termine, che ha di fatto paralizzato
l’azione di tutela posta in essere dalle associazioni, con grave nocumento, anche
in tal caso, del cittadino. Ma non abbattiamoci. Non tutto è perduto. Dove c’è
un’ingiustizia ci può essere un avvocato capace di difendere dall’abuso ed un
giudice in grado di ascoltare e con le qualità per decidere . Non resta quindi che
sperare in tempi migliori ed attivarsi perché ciò accada continuando, nonostante
tutto, a credere nel valore della giustizia e nella professionalità degli operatori del
giudizio, degli avvocati e delle associazioni. Non ingoiare il rospo !
Avv. Raffaella D’Angelo Ufficio legale CODACONS CAMPANIA