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LAMPADINE
TUTTO INIZIÒ CON LE LAMPADINEIl cosiddetto “cartello Phoebus”, che riuniva i principali produttori occidentali di
lampadine, ridusse la vita del prodotto ad incandescenza portandone la vita da 2500 a
mille ore di esercizio. Avveniva nel lontano 1924, già in quell'epoca i lobbisti influenzavano
pesantemente il mercato.
Fu quello un espediente tecnico che avrebbe rivoluzionato il mercato dando una spinta
decisiva verso il consumo usa e getta. Nacque così la «obsolescenza pianificata», l'usura
prematura e programmata di un prodotto che in realtà potrebbe funzionare molto più a
lungo. Una vera frustrazione per i consumatori.
Solo qualche anno dopo, intono al 1940, nel pieno del conflitto mondiale, l'azienda DuPont
inventò le calze di nylon, un'importante innovazione, con un unico difetto: erano troppo
robuste, e la qualità del prodotto paralizzava le vendite. A quel punto l'azienda ordinò ai
tecnici di «peggiorarle» indebolendone la fibra, per far sì che si smagliassero.
Alla smagliatura delle calze seguirono gli annunci pubblicitari, poi il credito al consumo su
larga scala. Il gioco era fatto, si erano costruiti i grandi pilastri su cui ancora oggi si fonda il
consumo di massa. Con qualche variante innovativa introdotta negli ultimi tempi, come ad
esempio l'algoritmo nel marketing e la produzione generalizzata di prodotti e componenti
in paesi – solitamente asiatici - in via di sviluppo, con qualità ancora più ridotta delle
merci, conseguente accelerazione del deterioramento dei beni e crescita del tasso di
sostituzione.
Accorgimenti tecnici e produttivi per accorciare la vita dei prodotti e per aumentare i
guadagni, con al centro il consumatore, vero attore protagonista che deve avere continui
incentivi e sollecitazioni dirette a generare acquisti sempre nuovi, come in un ciclo
continuo, ripetitivo e delirante.
Lo sanno bene in Francia dove nel 2015 hanno approvato, su impulso dell'allora ministra
dell'Ambiente Ségolène Royal, la legge sulla “transizione energetica” che ha consentito al
procuratore di Nanterre di mettere sotto inchiesta il colosso giapponese
dell'elettronica Epson per "obsolescence programmée et tromperie", reato punito con
un'ammenda di 300mila euro e una contravvenzione pari al 5% del fatturato. Con pena
detentiva, in caso di recidiva, fino a due anni di carcere per i responsabili aziendali del
prodotto, cioè per quei manager che lo hanno progettato e realizzato con l'obiettivo di
bloccarne il funzionamento, al fine di generare nuovi acquisti.
Nel paese transalpino è nata una Ong, la Hop (Halte à l'obsolescence programmée), per
contrastare il fenomeno della (ridotta) durata dei beni di consumo dovuta all'alterazione
produttiva. Fenomeno che tutti tocchiamo con mano, quotidianamente. Ricorderemo i
primi telefonini di una nota marca finlandese che sembravano indistruttibili, oggi è
difficile che uno smartphone superi i due anni di vita. Proprio come certi personal
computer la cui vita si è dimezzata, con statistiche puntuali che ci informano sul
dimezzamento della vita media di tutti gli apparecchi elettronici che tutti abbiamo in casa.
In Francia lo chiamano "le grande gâchis", il Grande Spreco.
Ufficio Legale Codacons Campania
Pierluigi Morena