CONTENUTI > Articoli > 2018 > 05 > ABUSIVISMO EDILIZIO CAMPANIA ARTICOLO

ABUSIVISMO EDILIZIO CAMPANIA ARTICOLO

VOLTI DELL’ABUSIVISMO EDILIZIO IN CAMPANIA
Case, villette, resort costruiti senza permesso o in aree demaniali, a pochi metri
dal bagnascuga, in zone a vincolo paesaggistico. E ancora 'semplici' ampliamenti
volumetrici non consentiti o tratti di costa divorati dal grigio cemento.
L'abusivismo edilizio ha mille volti, in Campania di più. Secondo il rapporto
Ecomafie di Legambiente la nostra regione ha il primato nazionale degli abusi nel
ciclo del cemento. Un primato triste, con il 17,3% dei reati consumati nel
perimetro che va da Caianello a Sapri, quanto basta per staccare di molto la
Puglia, ferma al 10,1%, con Calabria e Lazio a seguire.
L’ abusivismo edilizio è una piaga antica e dolorosa, un male capace di infettare il
paesaggio - bene di rango costituzionale (articolo 9) - e lo stesso equilibrio del
territorio. Non solo estetica dell'ambiente, quindi, ma anche effetti su assetti
delicati, con il rischio idrogeologico che cresce esponenzialmente dove più forte è
l'incidenza del fenomeno del mattone selvaggio.
Un vero corto circuito, messo in luce dal Tar di Napoli chiamato a pronunciarsi sul
diniego di accesso, da parte della regione Campania, di atti richiesti dal Codacons
sulle azioni adottate per il costrasto all'abusivimo edilizio.
Il tribunale amministrativo partenopeo, con un'articolata sentenza pubblicata lo
scorso 30 aprile, ha evidenziato la stretta correlazione tra le pratiche di
abusivismo e il dissesto del territorio, un grido di allarme che meriterebbe di
essere avvertito da una politica senza visione e da apparati burocratici pigri e
spesso conniventi.
I giudici amministrativi hanno osservato come alla richiesta di documenti su una
materia di tale rilevanza non possono opporsi vaghi richiami alla tutela della
privacy – come ha ritenuto di fare la regione in uno sterile tentativo di difesa -.
Le esigenze di trasparenza dell'azione amministrativa, come pure di protezione
effettiva dell'ambiente, nella valutazione del Tar sono da considerarsi prevalenti.
Il tribunale partenopeo non ha mancato di sottolineare, non senza arguzia, che
possono sempre fornirsi documenti con nominativi oscurati, inoltre, se la legge
obbliga i segretari comunali a pubblicare mensilmente sull'albo pretorio i dati sugli
immobili abusivi, ha senso invocare la tutela della riservatezza?
La sentenza del tribunale amministrativo apre la strada sull'accesso agli atti in
materia di abusivismo edilizio, un primo passo, ma decisivo. Presto infatti
sapremo come risponde l'ente regionale alle 4426 infrazioni accertate e ai 1166
sequestri eseguiti, cosa concretamente mette in campo lo Stato per opporsi al
mattone illegale. Quante demolizioni ha eseguito, esercitando i poteri sostitutivi
riconosciuti dalla legge nazionale, come utilizza la banca dati CON.AB.ED,
acronimo che sta ad indicare “CONtrasto ABusivismo EDilizio”, database in cui
vengono pubblicati i dati di ciascun abuso edilizio. Quanto spende per il progetto
Mistrals, sofisticata strumentazione con rilevamenti satellitari del territorio per
l'identificazione delle trasformazioni abusive del suolo.
Sapremo se i soldi pubblici sono ben spesi, se i testi di legge contengono belle
dichiarazioni d'intenti o provvedimenti vincolanti.
Pierluigi Morena