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INFRASTRUTTURE ARTICOLO
UNA MEMORIA LABILE
Il Codacons è tornato in questi giorni sulla questione della poca attenzione della burocrazia
e della classe dirigente nostrana verso le politiche di manutenzione delle infrastrutture.
Tema di moda più che d’attualità, come tale da consumare subito, titoloni nelle prime pagine
dei giornali, lunghe discussioni stizzite sui social, indignazioni generalizzate ma sterili.
Passato il clamore e l’emozione tutto si spegne, anche lo sdegno si smussa e tutto rientra.
Il Codacons è associazione in controtendenza, insiste con la caparbietà dei giusti e – come
tante volte ha fatto - continua a denunciare miopia nella programmazione, pastoie
burocratiche, sprechi di risorse.
Nel mirino dell’associazione sono entrati i rimpalli di responsabilità tra enti della regione
Campania sul rischio sicurezza dei viadotti e le insufficienti risorse messe a disposizione
dall’ente regionale per risolvere o alleggerire situazioni di rischio o degrado. Di qui l’invito
rivolto ad enti locali e cittadini per segnalare anomalie, situazioni che presentano criticità,
irregolarità negli stanziamenti di denaro pubblico.
La Campania, purtroppo, non è sola, l’antico male chiamato lassismo ha infettato l’intero
tessuto istituzionale paese portandolo al collasso. I tragici fatti di Genova sono soltanto
l’ultimo tassello di una lunga serie di eventi insensati. Si potrebbe richiamare i clamorosi
crolli di due cavalcavia su strade statali in Sicilia, nel 2014, con uno dei due viadotti
inaugurato solo due giorni prima, il cedimento di un cavalcavia sulla superstrada Milano-
Lecco al passaggio di un Tir, oppure quello sull'A14 a Camerano di Ancona, tra il 2016 e il
2017. Agli eventi estremi si deve aggiungere lo stato precario, e qui usiamo un eufemismo,
di una infinità di strade e superstrade statali, nè può sottacersi il degrado delle strade
provinciali - un tempo fiore all'occhiello della pubblica amministrazione - e di quelle
comunali.
Un quadro desolante. Qualche mese fa la televisione di Stato si sentì di organizzare una
diretta in occasione della rimozione del famoso ‘masso di Aquara’, ingombro che dall’agosto
2015 divideva in due la strada provinciale 12 che collega Ottati con Castelcivita. Non va
meglio sull’altro versante, tra Castel San Lorenzo e Felitto la provinciale subisce
restringimenti per frane, con riduzioni di carreggiata diventati oramai cronici. Poco importa
se gli autobus di linea sono costretti da anni a deviare per strade interpoderali. Ci si abitua
a tutto, ai rallentamenti, alle buche da schivare, alla mancanza di sicurezza, agli incredibili
interventi fatti ‘alla carlona’ con poche cucchiaiate di asfalto che regalano la sensazione
effimera di un recupero – solo illusorio - della sede stradale. Un passaggio improvvido di
mezzi agricoli, qualche pioggia torrenziale e tutto torna come prima. La rabbia del momento
tanto si spegnerà presto, lo sdegno si smussa e, come sempre, tutto rientra. Rimane però il
problema, quello vero: l’incapacità di reazione civica e una memoria labile. Fino alla nuova
tragedia.
Pierluigi Morena