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IL PANE QUOTIDIANO

IL PANE QUOTIDIANO
Il pane è sicuramente l’alimento che evoca il maggior numero di sensazioni.
Parlando di pane, si potrebbe ripassare la storia dell'uomo dalle origini ai giorni
nostri, la geografia dei continenti, l'agricoltura e l'economia, non solo agraria,
delle nazioni, e persino le religioni, cominciando con le tante citazioni del pane
nella Bibbia, continuando con l'uso anche religioso e rituale che ne facevano
prima i greci poi gli ebrei (con pani azzimi, non lievitati, a Pasqua) e per finire
con la preghiera più importante per i cristiani, che invoca “dacci oggi il nostro
pane quotidiano”. Il pane è stato anche un importante strumento politico usato
dai governanti per mantenere il consenso dei sudditi o dei popoli governati. Gli
imperatori romani avevano capito che per evitare rivolte della plebe e
mantenere l'ordine, bisognava assicurare l'approvvigionamento di grano,
soprattutto per gli abitanti concentrati nelle grandi città. Si provvedeva a
tenerne scorte in magazzini pubblici, e, quando queste si esaurivano per
effetto di scarsi raccolti e conseguenti carestie, si mandavano emissari ad
acquistarne in paesi anche molto lontani, a volte a spese degli stessi
imperatori, purché non venisse mai a mancare. Assicurare al popolo “panem et
circenses”, pane e giochi nei circhi, era buona norma per restare al potere. Il
pane ancora oggi rappresenta l’alimento più consumato al mondo. Nel tempo
cuochi, fornai e massaie hanno fatto del loro meglio per rendere sempre più
gradevole e profumato il pane quotidiano. Ogni regione e località si è poi
specializzata nella produzione di un proprio pane " tipico ", con caratteristiche
di forma, ingredienti e modalità di confezionamento diversi, per esigenze,
gusti e consuetudini che si sono consolidati nel tempo nei vari luoghi.
L'Istituto di Sociologia Rurale ha recentemente censito 200 tipologie di pane
diverse, con ben 1500 varianti . Nonostante tutte le tentazioni attuali per
cibi diversi, e certe diete che vorrebbero ridurre il consumo di pane, pare che
comunque in media, ognuno di noi in Italia, ne consumi circa 200 grammi al
giorno. Ma qual è la qualità del pane che mangiamo? Molto spesso il nostro
gusto sempre più omologato non ci permette di riconoscere il prodotto migliore
per la nostra salute. L’ingrediente principale per la panificazione è la farina che
nel corso del tempo per esigenze commerciali e merceologiche ha subito
processi di raffinazione in grado di nuocere non solo alla qualità del prodotto
ma anche alla nostra salute. La farina “OO” ad esempio è un invenzione
dell’industria alimentare con lo scopo di rendere i prodotti a base di frumento
più gradevoli al gusto e alla vista. Il suo bianco candido evoca pulizia e igiene
diversamente dalle farine di una volta. Oggi però il grano viene degenerato in
fase di molitura e privato della sua parte più nutriente: il germe. Questo
processo ha due motivazioni: una pratica ed una economica. La prima è
costituita dal fatto che la presenza del germe riduce la scadenza della farina
poiché rende il prodotto facilmente deteriorabile a causa di procedimenti
chimici naturali determinati dalla sua fermentazione. La seconda, invece trova
la sua spiegazione nel valore economico intrinseco del germe di grano che
viene, ad esempio, venduto alle industrie farmaceutiche per la produzione di
integratori alimentari con ricavo di un utile economico non indifferente. Questo
procedimento non solo priva il grano del suo apporto nutrizionale ma anche
della sua elasticità. L’industria quindi integra la sua lavorazione delle farine
introducendo il glutine e ne migliora il sapore ed il gusto del prodotto attraverso i cd miglioratori chimici poiché diversamente il risultato sarebbe
ingestibile dalla massaia come dal professionista. Novità legislativa recente
finalmente impone delle regole di etichettatura anche per il pane. Sulla GU
n.269 del 19-11-2018è stato pubblicato un Decreto del Ministero dello
Sviluppo Economico, DM 1° ottobre 2018 , n. 131 che definisce la disciplina
della denominazione di «panificio», di «pane fresco» e dell’adozione della
dicitura «pane conservato». E quindi col termine panificio si intende l’impresa
che dispone di impianti di produzione di pane ed eventualmente altri prodotti
da forno e assimilati o affini e svolge l’intero ciclo di produzione, dalla
lavorazione delle materie prime alla cottura finale. Particolare attenzione
inoltre va posta alla definizione di ciclo di produzione che comprende tutte le
attività che vanno dalla lavorazione alla cottura . Il pane potrà essere
denominato «fresco» quando è preparato secondo un processo di
produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento o
surgelazione, ad eccezione del rallentamento del processo di lievitazione, privo
di additivi conservanti e di altri trattamenti aventi effetto conservante.
Invece si intenderà “ conservato” o a “durabilità prolungata” il pane non
preimballato per il quale, durante la sua preparazione o nell’arco del
processo produttivo,verrà utilizzato un metodo di conservazione ulteriore
rispetto ai metodi sottoposti agli obblighi informativi previsti dalla normativa
nazionale e dell’Unione europea, che dovrà essere posto in vendita con
una dicitura aggiuntiv a che ne evidenzi il metodo di conservazione utilizzato,
nonché le eventuali modalità di conservazione e di consumo.Al di là
dell’etichetta per noi consumatori altra nota dolente è il prezzo. La maggior
parte delle persone infatti non conosce il costo per Kg del pane appena
acquistato! Tale ignoranza, in mancanza di un prezzo imposto, non è
attribuibile solo ad una nostra distrazione ma, nella maggior parte dei casi, da
una inosservanza della normativa da parte del venditore. Infatti la legge
impone, nella distribuzione di generi alimentari, e quindi anche per il pane, che
sui banchi di vendita venga indicato il costo per chilogrammo, il tipo di pane e i
suoi ingredienti. Tali indicazioni sono disattese nella quasi totalità delle
rivendite! Non arrendetevi insistete nella richiesta di trasparenza al rivenditore!
Non ingoiate il rospo ma piuttosto il pane o la pizza fatta con FARINA DI
GERME DI GRANO e buon appetito!
Avv. Raffaella D’Angelo Uff. Legale CODACONS CAMPANIA