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TERRA DI CILENTO
Politica sperpera denaro pubblico anche nella costruzione di un "osservatorio di fauna migratoria"
TERRA DI CILENTO
Abbiamo visto tanto in questi anni in terra di Cilento.
Una politica troppo spesso tesa allo sperpero del denaro pubblico, ad esempio. Il primo
pensiero non può che essere per l`Osservatorio della fauna migratoria, simbolo di una
mala gestio a lungo contrastata dal Codacons. Al principio degli anni 2000 si pensò che
per osservare gli uccelli migrare fosse necessario erigere una struttura mastodontica in un
sito di interesse comunitario, nel comune di Centola.
L`idea fu partorita dall`ente Parco del Cilento, con la complicità della Regione Campania.
Apparve troppo scontato costruire casette di legno ben mimetizzate nella natura,
sembrava più moderno tirare su un fungo di cemento ben visibile già dal canyon in mezzo
al quale corre la Mingardina, la splendida strada che sbuca sulla costa del Mito.
Un ecomostro voluto dal Parco, con il parere favorevole di una Soprintendenza ai beni
culturali troppo ondivaga, con un conto salato per la collettività: il `fungo` è costato ai
contribuenti più di un milione di euro. E` rimasto lì, sbiadito dal tempo, incompiuto,
pressoché inutile.
Se sulle alture sono arrivati ad erigere un palazzetto circolare di tre piani per osservare la
fauna migratoria, più a valle, lungo il litorale, hanno preferito spianare le dune marittime. E`
accaduto in località Troncone, tra Marina di Camerota e Palinuro, anche lì con l`avallo del
Parco del Cilento. Si spiana per favorire gli stabilimenti balneari, la svendita perfetta del
demanio marittimo, condita dalla distruzione di siti dunali unici, non replicabili.
E poi i manufatti: un inutile scheletro di cemento in località Aresta, sugli Alburni, nel
comune di Petina, dove, solo dopo le denunce del Codacons, si è giunti alla demolizione
con una spesa di ben 60 mila euro. E ancora, ad un certo punto, arrivò l`epoca dei musei:
ad Aquara hanno costruito il museo della Lontra, costato più di 350 mila euro, struttura
rimasta desolatamente vuota. A Magliano Vetere il museo paleontologico, altra cattedrale
nel deserto, come il museo nella frazione di Capizzo, utilizzato solo per preparare qualche
rinfresco in occasione della festa patronale.
Uno sperpero di fondi, per lo più comunitari, un pernicioso consumo di suolo, una
degenerazione istituzionale, col paradosso di un ente Parco che genera ecomostri, una
ferita aperta, viva, al paesaggio, bene tutelato dalla Costituzione (articolo 9), ah sì la
Costituzione, e una conseguente sfiducia verso lo Stato.
Anche altro abbiamo visto. Ad esempio, la strada provinciale, nel tratto tra Castel San
Lorenzo e Felitto, paese della valle del Calore con ambizioni turistiche per la presenza
delle rinomate Gole, dissestata da anni, con una frana che provoca un fastidioso
restringimento di carreggiata, con deviazione della corsa degli autobus pubblici e turistici
lungo ristrette e pericolose stradine interpoderali.
Come dire, in alcune zone si fa troppo (sic!), in altre non si muove un dito.
Av v. Pierluigi Morena
Ufficio legale Codacons