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CORONAVIRUS LE DONNE MAGGIORI VITTIME SOCIALI DELLA PANDEMIA
Coronavirus, le donne maggiori vittimesociali della pandemia
Le donne sono le maggiori vittime sociali ed economiche della pandemia: la situazione
fotografata dall'indagine “La condizione economica femminile in epoca di Covid-19”
realizzata da Ipsos per WeWorld, organizzazione italiana a tutela delle donne, dimostra
che una donna su due ha visto peggiorare nettamente la propria condizione economica.
Le conseguenze della pandemia impattano sul genere femminile. Perché?
Lo diceva Baudelaire: «La più grande astuzia del diavolo è farci credere che non
esiste». Allo stesso modo fingiamo che non esista la sottile e profonda distanza
costruita tra i generi, presentandola come funzionale ai processi e alle relazioni sociali
come se ciò bastasse a legittimarla a dispetto della disfunzionalità per i singoli.
Perciò si è costruita la narrazione della complementarità dei sessi: partendo dalla
biologica mutua necessità per generare, si è costruita la storia (tutta culturale ma con
pretesa di scientificità) della così radicale differenza tra uomo e donna che i loro stessi
ruoli sociali siano predeterminati naturalmente.
In questa società è sufficiente un cromosoma Y per poter essere percepito come più
portato al lavoro piuttosto che alle cure parentali, potenzialmente idoneo ai ruoli di
comando e quindi favorito in tal senso. Vista la luce, a partire dal rosa e dall’azzurro
l’individuo ha già determinata una buona parte della vita: studi sociali dimostrano che
persino l’esperienza scolastica cambierà in base al genere.
Celebrare giornate come l’8 marzo (o come il 25 novembre) deve essere una delle
sacralità laiche a cui non rinunciare, indispensabili per far memoria dello sfacelo
culturale e sociale che abbiamo attraversato e in cui, per molti aspetti, ancora
ristagniamo; la società è sessualmente divisa e il ruolo della donna è costruito quale
polarità negativa del maschile, sempre minus, maggiormente assoggettato a doveri e
imposizioni.
Per incredibile che appaia, colmare il divario di genere sarebbe il primo passo per la
risoluzione di molte altre problematiche: omofobia, razzismo, classismo e qualsiasi
espressione di subalternità ed oppressione.