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ATTENTI AI SOLLECITI DI PAGAMENTO
Attenti ai solleciti di pagamentoIl refrain si ripete spesso: a pagare è sempre il contribuente. Succede quando le
Commissioni tributarie, seguendo uno schema ben consolidato, accolgono il ricorso del
cittadino compensando però le spese del giudizio.
Non poche volte si riceve un avviso per il pagamento di una imposta già prescritta, è
quanto accade con gli invii massivi operati ciclicamente dagli uffici della Regione
Campania, molte delle intimazioni dirette a sollecitare il pagamento della tassa
automobilistica sono riferibili ad annualità risalenti nel tempo. E decorsi i tre anni, in
assenza di atti interruttivi, la pretesa creditoria è prescritta.
A quel punto il ricorso del contribuente deve contenere una istanza obbligatoria di
mediazione, offrendo alla Regione la possibilità di annullare, preso atto della
prescrizione, la tardiva intimazione. Forse è troppa logica da applicare ad burocrazia
miope, la Regione, il più delle volte, fa cadere nel vuoto il termine di 90 giorni per la
mediazione e così non rimane altra strada che portare la questione al Collegio dei giudici
tributari. Ed è lì che per il contribuente inizia un percorso fatto di ostacoli, per impugnare
un atto tributario di poche centinaia di euro occorre versare allo Stato 30 euro di
contributo unificato. Dovrà poi pagarsi il legale, nella speranza di poter recuperare gli
onorari corrisposti non appena ottenuta una pronuncia favorevole.
“Nulla è più facile che illudersi, perché ciò che ogni uomo desidera, crede anche che sia
vero”, diceva Demostene. È così anche per il contribuente, riconosciuta la prescrizione, si
è portati a pensare che i giudici tributari condannino l'Ente al pagamento delle spese. Una
illusione, appunto. È come se vincesse un timore reverenziale verso il soggetto forte, lo
Stato, o se si perseguisse una sottile politica deflattiva, come dire: non conviene proporre
un ricorso pensando di risparmiare qualche centinaia di euro visto che quanto recuperi
con l'accoglimento del ricorso, lo perdi in costi vivi e in competenze professionali.
“Guadagnando”, in aggiunta, dosi di stress e per le lungaggini processuali e per i rischi di
causa.
Rimanere soggiogati a questa logica non è possibile, vale impugnare provvedimenti
iniqui, contrastanti con il principio della soccombenza, espressione della effettività del
diritto di difesa, e con i dettami della Cassazione.
Un antidoto necessario per ripristinare la legalità e per spezzare la logica dei due pesi e
due misure.
Articolo pubblicato il 26 agosto 2021 su Il Quotidiano del Sud a cura dell'avv. Pierluigi
Morena, Ufficio Legale Codacons Campania