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IL VIADOTTO GATTO E LA DIALETTICA DEL SILENZIO
Il viadotto Gatto e la dialettica del silenzioIl paradosso del viadotto Gatto ricorda quello di Schrödinger, mentre i residenti patiscono nell’indifferenza
Conferma l’amarezza del dubbio, il riscontro della Commissione Trasparenza da cui si
apprende che sarebbe iniziato l’iter per la verifica strutturale del Viadotto Gatto con
un incarico specifico a un ingegnere strutturista. Intanto, già la scorsa settimana
dovevano essere installati i divieti di svolta per i Tir in salita e in discesa sul viadotto.
Se dal canto suo il sindaco esprimeva la certezza che il viadotto Gatto fosse
monitorato costantemente e tanto bastasse a star sicuri, il lavoro d’indagine della
Commissione Trasparenza del nostro Comune e le dichiarazioni che a questa aveva
reso il Direttore del Settore Opere e Lavori Pubblici del nostro Comune dimostravano
la necessità di una verifica della struttura, dai giunti ai piloni.
Un simile dubbio richiama il paradosso del gatto di Schrödinger. In buona sostanza,
per comprovare a livello logico il valore probabilistico di alcune leggi quantistiche,
Schrödinger teorizzava un gatto chiuso in una scatola con un veleno attivabile dalle
radiazioni di un atomo di uranio. Calcolando le probabilità di vita e di morte del gatto
attraverso le leggi quantistiche, l’animale risulta sia vivo che morto.
Allo stesso modo sembra che evitare di scoprire eventuali problemi strutturali – assai
probabili, in verità, per lo stato e l’età dell’opera – basti ad avere la stessa tranquillità
che si avrebbe nel risolverli.
Il Codacons – attraverso l’Avv. Matteo Marchetti - ha denunciato alle autorità
competenti la gravità di un simile atteggiamento, chiedendo l’interdizione al traffico
dell’intero viadotto. Il Sindaco, in risposta a questo paradosso, pochi mesi fa aspettava
il responso dell’ingegner Cantarella, già responsabile della viabilità, a cui era stato
dato incarico di un esame del viadotto. Il primo cittadino spiegava in un’intervista dei
primi di luglio, che «la verifica del viadotto Gatto non si può fare a colpo d’occhio» e
solo se c’è «un’esigenza, un quadro fessurativo preoccupante, un’azione di cedimento
evidente, è chiaro che si arriva al livello della verifica strumentale».
Esserci arrivati, alla verifica strutturale, fa balenare l’idea che una simile e ben sperata
svolta della problematica sia proprio la dimostrazione che i timori fin ora avanzati
dalla cittadinanza (e soprattutto dai residenti) erano fondati.
Circoliamo sul viadotto Gatto come se non fosse vecchio, come se non fosse stato
progettato in un decennio che, considerato il progresso dei trasporti, è forse
tutt’un’altra epoca. Non sappiamo, ad esempio, qual è il peso massimo per ogni
campata. Ci sono persone che quotidianamente lo affrontano per lavoro, per andare
al mare o a godersi una giornata fuori porta. Di passaggio per tornare a casa. Persone
che, soprattutto nei fine settimana, restano incolonnati in un traffico che mette a dura
prova la resistenza della struttura, oltre che dei residenti. E pazienza, portiamo pazienza se non abbia una corsia adeguata per i soccorsi, se la segnaletica sia
inefficace, se abbia un guardrail al limite del civile e un manto stradale rattoppato,
con cunette e buche così antiche da essere candidate per le prossime cartoline del
paesaggio.
Domandarne la chiusura alle autorità giudiziarie, da parte del Codacons, era la
necessaria azione di forza ad una dialettica del silenzio. È di questi giorni la notizia
relativa all’acquisizione degli atti della Commissione Trasparenza da parte della
Procura.
Ci si domanda non solo come sia possibile che un vetusto viadotto, privo dei più
elementari requisiti previsti dall’attuale normativa in tema di sicurezza stradale,
arteria principale per i trasporti eccezionali che alimentano i carichi del porto, non sia
mai stato oggetto di una vera e propria verifica strutturale ma anche come sia stato
possibile tacerlo fino ad oggi.
La domanda, spontanea, diventa una viva preoccupazione alla luce dei gravi episodi
che quest’anno hanno caratterizzato le cronache nazionali: cavalcavia e ponti molto
più giovani del nostro viadotto Gatto che sono crollati sulle strade, in alcuni casi
neanche sollecitati da grandi pesi, come invece è ordinario per il viadotto in parola.
Lo sconcerto di tale cortina di noncuranza assume fisionomia se consideriamo che gli
atti della Commissione Trasparenza del Palazzo di Vetro sono così trasparenti da non
essere visibili.
Sembra, infatti, che la Commissione Trasparenza unanimemente abbia chiesto al
segretario generale del Comune di Salerno la possibilità di pubblicare, anche online, i
propri atti ma da una lettura del regolamento comunale questi non sarebbero
pubblici. Ancora una volta, per vedere chiaro nel Palazzo di Vetro, occorre forse chi
possa aprirne gli scrigni con la forza.
Questo atteggiamento può spiegare altri silenzi su situazioni più o meno simili e
motiva la difficoltà a farle emergere. Soprattutto, restituisce il senso della solitudine
in cui abbiamo relegato i residenti della zona che vivono quotidianamente la
compagnia del viadotto Gatto: un vicino scomodo e pesante che da sempre e in
maniera crescente arreca loro danno. Inquinamento acustico, polveri dei gas di
scarico, sollecitazioni che alla lunga hanno lesionato gli edifici circostanti sono solo
alcune delle problematiche che chi convive col viadotto deve tollerare.
Gerardo Stromillo