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IL TERREMOTO CHE SCONVOLSE IL CENTRO ITALIA


Comunicato Stampa
24/8/2022
SEI ANNI FA IL TERREMOTO CHE SCONVOLSE IL CENTRO ITALIA
CODACONS: TRADITE LE PROMESSE DI RICOSTRUZIONE RAPIDA, ESPOSTO ALLA CORTE
DEI CONTI PER I RITARDI
PER ANNI LUOGHI DEL SISMA SCENARIO DI PASSERELLE MEDIATICHE E PROMESSE
ELETTORALI
OGNI 5/8 ANNI IN MEDIA IN ITALIA UN TERREMOTO CON CONSEGUENZE DA GRAVI A
CATASTROFICHE MA NESSUNA TRACCIA DI CONTENIMENTO DEL RISCHIO SISMICO TRA
LE PROPOSTE DEI PRINCIPALI PARTITI
A sei anni dal terremoto del Centro Italia che nel 2016 distrusse Amatrice, Accumoli,
Arquata del Tronto e altri borghi tra Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche il lavoro che resta
da fare è ancora enorme e le promesse di una ricostruzione rapida sono, ormai
definitivamente, tradite. Per questo l’Associazione non può che presentare un esposto
alla Corte dei Conti in relazione ai ritardi nella ricostruzione, chiedendo di ricostruire e
valutare la destinazione delle risorse pubbliche – enormi – investite fino a ora.
Per il Codacons, al di là delle solite prospettive per il futuro, la realtà è che – pur a
distanza di così tanto tempo dal terremoto - la zona colpita è ancora lontana da una
sembianza di vita normale, per come la si intendeva prima del tragico evento.
Le zone colpite dal sisma pullulano ancora di soluzioni abitative d’emergenza e zone
rosse, e molti dei luoghi colpiti portano ancora i segni del terremoto: edifici sventrati e
macerie sono ancora lì. Strutture fondamentali, spesso fulcro delle piccole comunità
dell’entroterra, aspettano ancora di essere ricostruite.
La ricostruzione viaggerà anche “a ritmo sostenuto”, come si legge nel Rapporto sulla
ricostruzione del 2022, ma evidentemente non abbastanza: sono troppe le famiglie che
vivono ancora nella precarietà e si sentono abbandonate dalle istituzioni, dopo le
promesse dei politici arrivati nel tempo a fare passerella nei paesi dell’Appennino. Troppi i
ritardi accumulati nella ricostruzione, che hanno generato nelle popolazioni locali un
diffuso malessere, una desolazione strisciante fatta di stanchezza, frustrazione e sfiducia.
In generale, a sei anni di distanza, si può dire senza problemi che la ricostruzione sia
andata per gran parte a rilento, in quello che è diventato uno dei cantieri a cielo aperto
più grandi del nostro Paese.
E l’ultimo tradimento della politica è quello più pericoloso per il futuro: da nessuno dei
candidati alla guida del Paese per i prossimi anni sono arrivate proposte solide e
praticabili in materia di prevenzione sismica, come garantito a più riprese dopo ogni forte
terremoto e come puntualmente disatteso a ogni campagna elettorale. Il fatto che la
riduzione del rischio sismico sia tema così secondario nell’agenda politica nazionale -
nonostante la vulnerabilità del nostro territorio e delle nostre infrastrutture, nonostante
un Paese in cui ogni cinque/otto anni mediamente si verifica un terremoto con
conseguenze da gravi a catastrofiche, nonostante circa il 40% del territorio nazionale si
trovi in aree ad elevato rischio sismico - rappresenta l’ennesima mancanza di rispetto nei
confronti delle popolazioni colpite nel 2016 dal tragico evento.