CONTENUTI > Gazebo-Convegni-Seminari-Progetti > 2021 > 11 > PROGETTO EMERGENZA SANITARIA COVID 19
COVID 19 CAMPAGNA INFORMATIVA
Tutte le Informazioni necessarie le FAQ numeri utili etc.
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DELL’AMBIENTE E DEI DIRITTI
DI UTENTI E CONSUMATORI
CARTA DEI DIRITTI DEL MALATO - PARTE II
Carta della qualità e della sicurezza delle cure per pazienti e operatori sanitari
“La carta della qualità e della sicurezza delle cure per pazienti e operatori sanitari”
nasce per rispondere all’esigenza comune di fissare i diritti-doveri che cittadini e
professionisti reciprocamente si assumono, per assicurare un servizio sempre
migliore e contribuire a raggiungere livelli sempre più elevati di qualità e sicurezza.
Il Covid-19, che ha colpito a livello globale e in modo drammatico molti Paesi tra cui
l’Italia, ha messo a dura prova le Istituzioni nazionali e regionali e in maniera
particolare le strutture ospedaliere e sociosanitarie (RSA), il personale direttamente
coinvolto nei reparti e sul territorio (medici di medicina generale e pediatri di libera
scelta), le ASL e i Dipartimenti di prevenzione, etc.
Un’emergenza che ha riguardato l’intera collettività e ha richiesto impegno e
responsabilità a tutti i livelli: Stato, Regioni, Protezione civile, professionisti e
operatori sanitari e non sanitari, comunità scientifica, aziende, scuola e università,
associazioni civiche e di pazienti, la cittadinanza.
Abbiamo fatto esperienza che la sicurezza è una sfida che necessita di
collaborazione e sinergie virtuose, da non dimenticare e continuare a praticare
anche a cessata emergenza. Abbiamo avuto un esempio tangibile di quanto sia
importante adottare le misure di prevenzione per evitare il contagio di un virus
facilmente trasmissibile, in primis da parte degli operatori sanitari, dalle persone
assistite e dai caregiver.
Per fronteggiare l’emergenza sanitaria sono state impiegate misure di
prevenzione/sicurezza anche extra-ordinarie all’interno delle strutture, pur con
situazioni molto eterogenee sul territorio: in molti casi, si è resa necessaria una
riorganizzazione del personale e dei reparti, attraverso ad esempio percorsi
differenziati per gli ingressi e per le uscite in modo da regolare i flussi e consentire
una gestione dei percorsi interni in sicurezza, limitare al massimo le possibilità di
scambio e contatto e contenere eventuali contagi; si è limitato l’accesso alle
persone che presentavano parametri fuori norma della temperatura corporea e
della saturazione sanguigna, verificando inoltre che i dispositivi di protezione fossero COORDINAMENTO DI
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correttamente indossati per tutto il tempo di permanenza nelle strutture.
L’istituzione di unità operative dedicate a persone con sospetto o accertato COVID-
19, l’ampliamento di posti letto in terapia intensiva, laddove possibile e soprattutto
nella fase più critica, l’istituzione di reti professionali che hanno messo in comune
esperienze sulla diagnosi e terapia della malattia, l’approvvigionamento anche se
non sempre tempestivo (per carenza o contingentamento nella distribuzione) di
dispositivi e attrezzature sanitarie hanno permesso nel nostro Paese di arginare
lo “tsunami” COVID-19 nel nostro Paese.
Durante la pandemia, le società scientifiche sono scese in campo, mettendo a
disposizione esperienza e contributi scientifici finalizzati a gestire in sicurezza le
situazioni di carattere clinico- organizzativo e assistenziale che si sono presentate in
modo improvviso
Dal punto di vista dell’organizzazione sul territorio, si è cercato di garantire al
domicilio attività e prestazioni per pazienti più a rischio, mentre le prestazioni in
ambulatorio ove possibile sono state effettuate rivedendo la programmazione
all’ingresso per evitare assembramenti.
Durante l’emergenza, molti ambulatori e reparti ospedalieri sono stati chiusi o sono
rimasti parzialmente attivi, sospendendo l’“ordinario” e gestendo le sole urgenze.
Tale misura ha determinato un incremento delle liste d’attesa di tutte quelle
prestazioni (es. interventi, visite, esami) considerate differibili e che sono state
sospese durante il lockdown.
Tuttora, sono ancora necessarie misure di protezione per far fronte alla minaccia
infettiva quali monitoraggio dei parametri essenziali di chi accede alla struttura
sanitaria, lavaggio frequente delle mani, distanziamento interpersonale, uso
corretto di mascherine e gestione degli accessi ai servizi in sicurezza.
L’uso dei dispositivi di protezione individuale Dall’emergenza sanitaria delCovid-19
abbiamo imparato quanto sia importante utilizzare in modo corretto i dispositivi di
protezione individuale (DPI) e quanto sia essenziale l’adesione a comportamenti
sicuri da parte della collettività. In primis, la formazione e l’addestramento del
personale sanitario e socio-sanitario, anche sull’utilizzo dei DPI, devono avere un
continuum durante tutta la vita professionale divenendo prassi consolidata anche
dopo l’emergenza.
Inoltre, c’è ancora bisogno di lavorare sull’informazione chiara al cittadino perché COORDINAMENTO DI
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sia più consapevole dei rischi, incentivando l’uso coretto dei DPI come strumento di
prevenzione e di protezione della propria e dell’altrui salute e non come mero
obbligo. È fondamentale informare su come effettuare il lavaggio delle mani (es. con
quale frequenza e in quali circostanze), su come va indossata la mascherina, che è
importante mantenere il distanziamento di almeno un metro, che i dispositivi di
protezione hanno una efficacia limitata nel tempo e che bisogna sostituirli di
frequente. In Italia, il Gruppo di lavoro per la prevenzione e per il controllo delle
infezioni (IPC - Infection, Prevention and Control), nominato dall’Istituto Superiore
di Sanità a seguito dell’epidemia da COVID-19, ha fornito indicazioni per gli
operatori sanitari sull’uso dei dispositivi nei contesti assistenziali ; indicazioni in caso
di isolamento e assistenza sanitaria domiciliare per i familiari e per gli operatori
sanitari su come assistere a casa i pazienti affetti da coronavirus con una forma
clinica non grave (es. evitare la trasmissione del virus ad altre persone) ; indicazioni
su prevenzione e controllo delle infezioni da COVID-19 nelle strutture residenziali
sociosanitarie, ove le persone anziane, con cronicità e/o disabilità sono soggette
potenzialmente a maggior rischio di evoluzione grave, se colpite dal virus. Tali
Rapporti evidenziano l’importanza della prevenzione e il controllo delle infezioni
mediante un approccio scientifico e pratico finalizzato a prevenire i rischi causati
dalle infezioni per pazienti e operatori sanitari.
ADOTTARE comportamenti responsabili e pratiche cliniche per la sicurezza;
COINVOLGERE cittadini e professionisti per contare sulla loro expertise, individuare
i reali bisogni e attuare acquisti in sanità innovativi, di qualità, appropriati e
personalizzati;
FORMARE ed INFORMARE puntando sulla motivazione per creare consapevolezza
ed empowerment;
SORVEGLIARE e DOCUMENTARE i fenomeni infettivi;
MONITORARE attraverso strumenti di audit, con l’obiettivo di auto-valutarsi o farsi
valutare;
MISURARE gli ESITI per approntare azioni efficaci di prevenzione e di gestione del
rischio clinico;
TRASPARENZA rendendo consultabili le informazioni sulla struttura e pubblicando
periodicamente report dei monitoraggi su ICA e AMR;
VALORIZZARE l’uso di strumentazioni e servizi tecnologici innovativi di sanificazione COORDINAMENTO DI
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ambientale e sterilizzazione (es. adozione di Linee Guida/Indirizzo e capitolati di
appalto di servizi con criteri premianti per la tutela della salute e dell’ambiente);
VIGILARE e VERIFICARE periodicamente quanto prefissato e messo in atto.
Carta dei diritti del cittadino consumatore
Scritta nel 2000, è stata rivisitata nel 2008 alla luce delle novità normative che si sono
susseguite e delle tipologie di segnalazioni raccolte dai cittadini.
1. Diritto al servizio
Ogni cittadino ha il diritto ad accedere al servizio senza distinzione di sesso, di razza,
di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
2. Diritto all`informazione
Ogni cittadino ha il diritto a ricevere tempestivamente tutte le informazioni relative
all’erogazione del servizio e alle modalità di tutela.
3. Diritto alla trasparenza
Ogni cittadino ha il diritto di ricevere informazioni, comprensibili, chiare e
trasparenti in ogni fase del suo rapporto con l’erogatore del servizio (dalla fase
pubblicitaria-promozionale sino alla fase dell’eventuale recesso e reclamo).
4. Diritto alla scelta
Ogni cittadino ha il diritto di scegliere l’ente o l’azienda a cui rivolgersi per ricevere un
determinato servizio, e di poter comparare le condizioni economiche e le tecniche di
fornitura dello stesso.
5. Diritto all`equità contrattuale
Ogni cittadino ha il diritto di recedere dal contratto di fornitura e di accesso a un
determinato servizio, nel rispetto delle norme vigenti e senza sottostare a clausole
contrattuali palesemente vessatorie nei suoi confronti.
6. Diritto alla sostenibilità economica
Ogni cittadino ha il diritto di usufruire di servizi che siano non solo accessibili ma COORDINAMENTO DI
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anche sostenibili nel tempo da un punto di vista economico.
7. Diritto alla qualità
Ogni cittadino ha il diritto di usufruire di un servizio che corrisponda agli standard
previsti (dalle condizioni contrattuali e dalla Carta della qualità del servizio) e che
questi possano progressivamente migliorare.
8. Diritto alla sicurezza
Ogni cittadino ha il diritto di usufruire di un servizio erogato in modo sicuro dal
punto di vista dell’incolumità fisica, sicurezza ambientale, sicurezza economica e
tutela della privacy.
9. Diritto alla tutela
Ogni cittadino ha il diritto di attivare azioni di tutela, individuali e collettive, previste
dalle norme vigenti. In particolar modo devono essere favorite procedure di
risoluzione delle controversie alternative (ADR) improntate a semplificazione,
economicità e rapidità della procedura.
10. Diritto alla partecipazione civica
Ogni cittadino ha il diritto di svolgere un ruolo attivo nei processi di definizione,
erogazione e valutazione del servizio.
IL DIRITTO ALLA MEDICINA PERSONALIZZATA PARTE II
Diritto all’accesso alle cure appropriate
Ogni persona ha diritto ad accedere ad una cura che determina un beneficio netto
e minimizza il rischio al quale può andare incontro. Ha diritto ad una valutazione
accurata di tutte quelle informazioni rilevanti che lo caratterizzano (genetiche,
fenotipiche, di comorbidità, legate allo stile di vita ed alla condizione psico-sociale)
e che contribuiscono a determinare scelte terapeutiche appropriate.
L’appropriatezza è uno strumento fondamentale per garantire Il buon
funzionamento dei sistemi sanitari in termini di efficacia, efficienza, equità e
sostenibilità. Una cura può considerarsi appropriata quando sia associata ad un
beneficio netto o, più precisamente, quando è in grado di massimizzare il beneficio
e minimizzare il rischio al quale un paziente va incontro quando accede a
determinate prestazioni o servizi. Una determinata terapia può portare vantaggi
significativi ad un paziente ma può, per un altro paziente, risultare inutile. Il ruolo
dei professionisti che operano sul campo è fondamentale per raggiungere livelli
sempre più elevati di appropriatezza clinica ed organizzativa. Non tutti i pazienti
possono giovare allo stesso modo di una determinata terapia e per questo la
valutazione di appropriatezza è cruciale anche e soprattutto per governare il
modello di medicina personalizzata.
Diritto alla partecipazione e alla scelta delle cure
Ogni persona ha diritto a partecipare alle scelte terapeutiche e il suo parere deve
essere ascoltato, rispettato e tenuto in considerazione in appositi e specifici
momenti di discussione individuati all’interno del piano terapeutico con delle equipe
multidisciplinari. Il Servizio sanitario deve promuoversi come agente di informazione
attiva nei confronti dei pazienti e dei loro familiari, favorendo quella consapevolezza
e competenza utile per coinvolgere gli utenti in un processo decisionale condiviso
con i professionisti sanitari: processo che in alcuni casi può essere particolarmente
difficile e deve essere affrontato con la dovuta sensibilità e delicatezza.
Il coinvolgimento del paziente nel processo di cura, dalla diagnosi ai follow up,
contribuisce a migliorare gli esiti di salute: nello specifico sembrerebbe contribuire
ad una migliore qualità di vita, una migliore soddisfazione nella relazione di cura, e
alla messa in atto di comportamenti più salutari. Tali processi favoriscono e
contribuiscono a consolidare la relazione di fiducia medico-paziente, portando ad
una maggiore compliance nonché ad una maggiore aderenza terapeutica. Favorire
una gestione responsabile della propria malattia ed incoraggiare i pazienti ad una maggior consapevolezza nei confronti della propria salute e delle sue determinanti
sembrano essere ormai processi fondamentali ed imprescindibili della cura e della
sua efficacia.
Diritto alla formazione
Ogni persona ha diritto ad essere seguita da medici formati all’utilizzo delle nuove
tecnologie, in grado di orientarla rispetto alle nuove opportunità diagnostiche e
terapeutiche esistenti e capaci di interagire in modo complementare rispetto alle
varie competenze. Allo stesso tempo il personale sanitario ha diritto a percorsi di
formazione per essere messo nelle condizioni di orientare in modo preciso il
paziente, optare per scelte terapeutiche appropriate, essere in grado di utilizzare
nuove tecnologie.
La formazione in Italia è una delle migliori del mondo, tuttavia ancora non sono del
tutto approfondite, nell’ambito universitario e post universitario alcune materie
come quelle inerenti alle opportunità e allo sviluppo della medicina personalizzata.
Ad oggi le competenze dei professionisti, sebbene di altissimo livello, si mostrano
talvolta scollegate fra loro ed insorgono problemi di comunicazione tra operatori
sanitari con diverse competenze specifiche. È difficile a volte seguire ed
accompagnare tempestivamente lo sviluppo repentino di nuove tecnologie
diagnostiche e terapeutiche con formazioni specifiche. Altro fattore da tenere in
considerazione deriva dal fatto che numerosi studi hanno mostrato come la maggior
parte dei malati oncologici desideri un dialogo migliore con i clinici ed una miglior
comunicazione delle informazioni fornite. Nel pensare quindi ad un miglioramento
della formazione specifica dei sanitari, sembrerebbe essere necessario
implementare competenze per una comunicazione medico-paziente più efficace e
maggiormente adattata alle esigenze e attitudini del singolo paziente.
Diritto alla privacy e al rispetto degli aspetti psicologici
Ogni persona ha diritto a che siano valutati gli aspetti psicologici ed a ricevere
laddove necessario il supporto psicologico per sé e per il caregiver. Data la
complessità e la delicatezza del tema la persona ha diritto a non essere lasciato solo
nel momento della restituzione dei risultati del test e che questo momento sia
accompagnato e gestito dai medici di riferimento. Ha diritto a ricevere supporto alla
comprensione delle eventuali implicazioni di alcuni risultati, con particolare riguardo
all’analisi di geni che possono essere interessati da mutazioni. Ha il diritto inoltre
alla confidenzialità delle informazioni di carattere personale, incluse quelle che
riguardano il suo stato di salute. L’esecuzione di un test di sequenziamento genico,
deve essere sempre preceduta da un consenso informato che dovrà spiegare al paziente, in maniera chiara e dettagliata, la tipologia del test che sarà impiegato, le
sue finalità e da chi e come verranno conservati e trattati i dati; sarà inoltre richiesto
al paziente l’eventuale consenso all’impiego specifico dei dati a fini di ricerca e alla
conservazione in specifici database informatici.
La diagnosi di tumore e le sue conseguenze possono avere un forte impatto
negativo sulla vita dei malati e delle loro famiglie, ben oltre la vasta gamma di
sintomi fisici sui quali generalmente si concentra l’attenzione di chi ha in cura i
pazienti. La malattia infatti può influire su aspetti psicologici, emozionali, sociali e
spirituali della salute: la malattia può generare sfiducia, perdita di interesse,
problematiche in ambito familiare, lavorativo, economico e sociale. Molti dei
pazienti oncologici con nuova diagnosi risulta affetto da ansia, depressione e spesso
sviluppa disagio psicologico. Il carico per il paziente è ulteriormente appesantito da
necessità pratiche oltre che da bisogni di tipo informativo: se le informazioni non
vengono fornite in modo adeguato, e in un contesto appropriato, le conseguenze
psicologiche sul paziente possono essere molto pesanti, comportando un aumento
del livello d’ansia e d’incertezza, e impattando negativamente sullo stato di salute
del paziente La presenza di tutti questi bisogni psicosociali può limitare
notevolmente l’individuo nelle sue attività, costituendo quindi anche un problema
di natura sociale ed economica. È ampiamente documentato inoltre come stati di
ansia, depressione, disturbi del sonno o demoralizzazione influenzano
negativamente la qualità di vita, l’aderenza ai trattamenti medici, la percezione
degli eventi avversi, la relazione medico-paziente, i tempi di degenza, di recupero e
di riabilitazione e possono ostacolare la capacità di affrontare la malattia, e ridurre
la compliance terapeutica. L’assistenza psicosociale è ormai considerata, in effetti,
una componente essenziale di un’assistenza oncologica ottimale. È anche noto
come una riabilitazione psicologica consenta di reinserire, là ove possibile, più
precocemente le persone nel sistema lavorativo, nella famiglia e nella società civile.
Altro fattore da tenere in considerazione deriva dall’enorme quantità di
informazioni anche su malattie trasmissibili, che si produce attraverso il
sequenziamento genico, utile anche ai clinici ai fini della ricerca scientifica, e che
pone questioni rilevanti di carattere etico e di privacy che dovranno
imprescindibilmente essere considerati nella comunicazione al paziente.
Diritto all’umanizzazione delle cure
Ogni persona ha diritto a ricevere un trattamento improntato alla cortesia, alla
disponibilità, al dialogo, all’ascolto, all’accoglienza e all’empatia, da parte di tutti gli
operatori sanitari e non. Ha diritto ad un approccio alle cure umanizzante, orientato
anche al coinvolgimento e alla progettazione comune del percorso di cura.
L’umanizzazione delle cure vuol dire occuparsi del paziente non solo dal punto di
vista biologico, della malattia, ma anche da quello psicologico e relazionale. Il modo in cui il paziente ed i familiari vivono e percepiscono l’esperienza della malattia, è
influenzato da diversi fattori, oltre a quelli strettamente sanitari, come ad esempio
quelli delle caratteristiche dell’ambiente fisico in cui viene svolta la cura.
Umanizzare le cure significa rendere i luoghi di assistenza più sicuri, accoglienti, più
confortevoli e senza dolore. Umanizzare le cure significa curare il malato, non la
malattia. La consapevolezza di tutti gli attori rispetto a questi elementi, gioca un
ruolo fondamentale, proattivo, nel perseguimento di elevati standard qualitativi
delle cure e produce migliori esiti sullo stato di salute dei cittadini. Personalizzare le
cure vuol dire non solo mirare ad una terapia personalizzata specifica per l’individuo
ma significa anche una medicina basata sui bisogni, sulle necessità, sulle attitudini
e sulla vita del singolo paziente.
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CARTA DEI DIRITTI DEL MALATO - PARTE I
La carta dei diritti del malato è un documento presentato a Bruxelles nel 2002 da
una fitta rete di associazioni civiche a tutela dei diritti fondamentali del paziente. La
Carta europea dei diritti del malato si propone di tutelare pazienti, consumatori,
utenti, pazienti, famiglie e soggetti deboli, cui deve essere garantito il diritto ad
usufruire delle cure mediche, come previsto dal “modello sociale europeo”.
Va ricordato che, secondo la Costituzione Italiana, “la Repubblica tutela la salute
come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce
cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato
trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun
caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Pertanto il Servizio
Sanitario Nazionale deve garantire universalità, uguaglianza ed equità. Vi sono poi
altre leggi a difesa del malato.
Il 30 marzo 1994, grazie ad un incontro europeo promosso dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità (World Health Organization), venne messa nero su bianco la
“dichiarazione sulla promozione dei diritti dei malati in Europa”. Di più recente
stesura, invece, la cosiddetta “Carta Europe dei diritti del malato”, nata nel 2002,
attraverso la collaborazione tra varie organizzazioni presenti in vari Paesi
dell’Unione Europea che sancisce 14 diritti del paziente che devono essere garantiti
ad ogni singolo individuo.
1. DIRITTO AL TEMPO
Ogni cittadino ha diritto a vedere rispettato il suo tempo al pari di quello della
burocrazia e degli operatori sanitari.
2. DIRITTO ALL`INFORMAZIONE E ALLA DOCUMENTAZIONE SANITARIA
Ogni cittadino ha diritto a ricevere tutte le informazioni e la documentazione
sanitaria di cui necessita nonché ad entrare in possesso degli atti necessari a
certificare in modo completo la sua condizione di salute.
3. DIRITTO ALLA SICUREZZA
Chiunque si trovi in una situazione di rischio per la sua salute ha diritto ad ottenere
tutte le prestazioni necessarie alla sua condizione e ha altresì diritto a non subire
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ulteriori danni causati dal cattivo funzionamento delle strutture e dei servizi.
4. DIRITTO ALLA PROTEZIONE
Il servizio sanitario ha il dovere di proteggere in maniera particolare ogni essere
umano che, a causa del suo stato di salute, si trova in una condizione momentanea
o permanente di debolezza, non facendogli mancare per nessun motivo e in alcun
momento l`assistenza di cui ha bisogno.
5. DIRITTO ALLA CERTEZZA
Ogni cittadino ha diritto ad avere dal Servizio sanitario la certezza del trattamento
nel tempo e nello spazio, a prescindere dal soggetto erogatore, e a non essere
vittima degli effetti di conflitti professionali e organizzativi, di cambiamenti
repentini delle norme, della discrezionalità nella interpretazione delle leggi e delle
circolari, di differenze di trattamento a seconda della collocazione geografica.
6. DIRITTO ALLA FIDUCIA
Ogni cittadino ha diritto a vedersi trattato come un soggetto degno di fiducia e non
come un possibile evasore o un presunto bugiardo.
7. DIRITTO ALLA QUALITÀ
Ogni cittadino ha diritto di trovare nei servizi sanitari operatori e strutture orientati
verso un unico obiettivo: farlo guarire e migliorare comunque il suo stato di salute.
8. DIRITTO ALLA DIFFERENZA
Ogni cittadino ha diritto a vedere riconosciuta la sua specificità derivante dall`età,
dal sesso, dalla nazionalità, dalla condizione di salute, dalla cultura e dalla religione,
e a ricevere di conseguenza trattamenti differenziati a seconda delle diverse
esigenze.
9. DIRITTO ALLA NORMALIT À
Ogni cittadino ha diritto a curarsi senza alterare, oltre il necessario, le sue abitudini di
vita.
10. DIRITTO ALLA FAMIGLIA
Ogni famiglia che si trova ad assistere un suo componente ha diritto di ricevere dal
Servizio sanitario il sostegno materiale necessario.
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11. DIRITTO ALLA DECISIONE
Il cittadino ha diritto, sulla base delle informazioni in suo possesso e fatte salve le
prerogative dei medici, a mantenere una propria sfera di decisionalità e di
responsabilità in merito alla propria salute e alla propria vita.
12. DIRITTO AL VOLONTARIATO, ALL`ASSISTENZA DA PARTE DEI SOGGETTI
NON PROFIT E ALLA PARTECIPAZIONE
Ogni cittadino ha diritto a un servizio sanitario, sia esso erogato da soggetti pubblici
che da soggetti privati, nel quale sia favorita la presenza del volontariato e delle
attività non profit e sia garantita la partecipazione degli utenti.
13. DIRITTO AL FUTURO
Ogni cittadino, anche se condannato dalla sua malattia, ha diritto a trascorrere
l`ultimo periodo della vita conservando la sua dignità, soffrendo il meno possibile e
ricevendo attenzione e assistenza.
14. DIRITTO ALLA RIPARAZIONE DEI TORTI
Ogni cittadino ha diritto, di fronte ad una violazione subita, alla riparazione del torto
subito in tempi brevi e in misura congrua.
FAQ PER COVID
Ho fatto la prima dose del vaccino. Dopo quanto riceverò il green pass?
Il green pass per vaccinazione a seguito della prima dose viene generata
automaticamente dalla Piattaforma nazionale-DGC dopo 12 giorni dalla
somministrazione ed è valida dal 15 giorno dal vaccino fino alla data della seconda
dose. La Certificazione dopo la seconda dose verrà rilasciata entro 24/48 ore dalla
seconda somministrazione e sarà valida per 9 mesi
Ho avuto il COVID e fatto una dose di vaccino, mi è arrivata una certificazione di
prima dose valido fino alla seconda, ma questa non dovrò farla. Quando potrò
avere il green pass valido per 9 mesi?
Coloro che dopo l’infezione COVID-19 hanno fatto una dose di vaccino entro l’anno
dall’esordio della malattia, cioè dalla data del tampone molecolare positivo,
riceveranno una nuova certificazione valida per 9 mesi dalla data di
somministrazione della prima dose di vaccino. La nuova certificazione va a sostituire
quella eventualmente già ricevuta con indicazione a completare il ciclo vaccinale con
una seconda dose.
Dovrò fare il tampone al mio rientro in Italia da un viaggio all’estero anche se ho un
green pass per prima dose di vaccino?
Sì, per rientrare occorre fare un test molecolare o antigenico rapido. Serve infatti un
tampone o una certificazione per ciclo vaccinale completato da almeno 14 giorni
per entrare in Italia, anche se hai viaggiato in un Paese europeo che accetta un
certificato con ciclo vaccinale non completo.
È richiesto il green pass per prendere un aereo che effettua un volo nazionale? per
matrimonio
Non è richiesta nessuna Certificazione se il volo è nazionale e riguarda un viaggio tra
Regioni in zona bianca o gialla (cioè a basso rischio). La Certificazione può essere
richiesta dal "vettore", al momento dell`imbarco, solo se ci si sposta tra o verso
Regioni a maggior rischio (zone arancioni e rosse).
È richiesto il green pass per partecipare ad un matrimonio?
Siamo stati invitati ad un matrimonio e per partecipare alla cena servirà il green pass.
Io e mia moglie siamo vaccinati ma i miei figli di 3 e 5 anni no. Cosa dobbiamo fare?
I bambini sotto i sei anni non devono presentare il green pass, e sono esentati anche
dal tampone. L’obbligo della certificazione è esclusivamente per tutti coloro che hanno dai 12 anni
in su.
Sto seguendo una terapia con diversi farmaci e il mio medico mi ha consigliato di
vaccinarmi contro il Covid-19 quando avrò terminato la terapia. Non posso
partecipare ad eventi o andare al ristorante perché non ho il green pass?
Il green pass non introduce l’obbligo vaccinale. Si ottiene il green pass anche a seguito
di un tampone negativo effettuato al massimo nelle 48 ore antecedenti all’evento.
Mia figlia di 13 anni partirà per una vacanza studio all’estero, non è vaccinata ma ci
hanno chiesto il green pass prima della partenza. Cosa dobbiamo fare?
Per i ragazzi dai 12 anni in su che debbono recarsi all’estero è previsto l’obbligo del
green pass, che può essere rilasciato a seguito della vaccinazione, della guarigione
dalla malattia o dell’esito negativo di un tampone effettuato entro le 48 ore
antecedenti alla partenza.
Sono guarito dal COVID da quattro mesi ma non ho ancora il green pass. Come
posso ottenerlo?
Se non è arrivato un SMS o un’e-mail contenente l`AUTHCODE, e la certificazione non
è presente nell’APP IO accedendo con SPID o CIE, è probabile che il medico o la Asl
non abbiano inserito nel sistema Tessera sanitaria i dati relativi al certificato di
guarigione. In questo caso ci si deve rivolgere al medico di famiglia o alla Asl perché
inseriscano i dati nel sistema. “La Certificazione verde COVID- 19 per guarigione
dovrebbe essere rilasciata dopo qualche minuto.
Non posseggo il computer e/o il cellulare. Come posso ottenere la Certificazione?
Se non si è in possesso di apparecchi elettronici in grado di scaricare il green pass, è
possibile rivolgersi al proprio medico di base o in farmacia e fornire il proprio Codice
Fiscale e Tessera Sanitaria. Il medico o il farmacista possono stampare la
Certificazione con il QR Code in modo da poterla utilizzare per accedere a tutti quei
luoghi che, a partire dal 6 Agosto, la prevedranno.
Sono guarito dal COVID ma non ho la tessera sanitaria. Posso comunque ottenere
il green pass?
Si. È sufficiente inserire il codice “AUTHCODE” ricevuto via SMS o e-mail, insieme al
numero del documento che è stato comunicato quando si è eseguito il tampone o è
stato emesso il certificato di guarigione.
Ci sono tante persone che pur avendone diritto non riescono ad avere il green pass.
Come fare?
Per recuperare il l’AUTHCODE (in caso di smarrimento, mancata ricezione dopo il
vaccino, tampone negativo o guarigione dal COVID-19), o per avere informazioni su
aspetti sanitari, si può contattare il numero di pubblica utilità 1500 (attivo tutti i
giorni 24 ore su 24). Per assistenza tecnica (per esempio sull’uso della Piattaforma
nazionale o delle APP) è attivo il Call center 800 91 24 91 (attivo tutti i giorni dalle 8
alle 20) o scrivere una segnalazione a cittadini@dgc.gov.it.
Dal 6 agosto è obbligatorio vaccinarsi per ottenere il green pass?
No, il green pass non introduce l’obbligo vaccinale. Dal 6 Agosto in Italia per accedere
ad alcuni eventi, ristoranti al chiuso e altri luoghi, è necessario esibire la
certificazione ma bisogna specificare che essa si può ottenere anche a seguito di un
tampone negativo effettuato al massimo nelle 48 ore precedenti rispetto a quando
deve essere presentato.
Il test sierologico è valido per ottenere il green pass?
No. Il green pass non viene rilasciato a seguito del test sierologico, anche nel caso in
cui questo dovesse attestare una presenza elevata di anticorpi.
Quando è necessario esibire il Green Pass?
La Certificazione verde COVID-19 è già richiesta in Italia per partecipare alle feste per
cerimonie civili e religiose, accedere a residenze sanitarie assistenziali o altre
strutture, spostarsi in entrata e in uscita da territori classificati in "zona rossa" o
"zona arancione".
A partire dal 6 agosto serve per accedere anche ai seguenti servizi e attività:
• servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per il consumo al tavolo, al chiuso;
• spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi;
• musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre;
• piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche
all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;
• sagre e fiere, convegni e congressi;
• centri termali, parchi tematici e di divertimento;
• centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con
esclusione dei centri educativi per l’infanzia, compresi i centri estivi, e le relative
attività di ristorazione;
• attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
• concorsi pubblici.
È richiesto il green pass per prendere un aereo/traghetto?
A partire dal 1° settembre, il Green Pass è necessario per viaggiare su aerei, navi e
traghetti per il trasporto interregionale. Rimangono escluse le imbarcazioni che si
muovono come collegamento nello stretto di Messina. Permane l’obbligo di
indossare la mascherina durante il tragitto.
È richiesto il green pass per prendere un treno?
A partire dal 1° settembre, il Green Pass è necessario per viaggiare sui treni Intercity,
Intercity Notte e quelli dell’Alta Velocità; rimangono esclusi i treni regionali. Permane
comunque l’obbligo di indossare la mascherina durante il tragitto.
È richiesto il green pass per prendere i mezzi del trasporto pubblico locale?
No. Nonostante le novità introdotte, non sarà obbligatorio avere il Green Pass sui
mezzi di trasporto pubblico locale nelle Regioni in zona bianca e in zona gialla. Anche
per i taxi e le auto NCC, considerati trasporti locali, vale la stessa esenzione.
È richiesto il green pass per prendere un bus a lunga percorrenza?
Sì. A partire dal 1° settembre, il Green Pass è necessario per viaggiare sugli autobus
che collegano due o più Regioni, nonché per gli autobus utilizzati per il noleggio con
conducente. Anche in questo caso, permane l’obbligo della mascherina.
Per quanto riguarda la scuola e l’università, sarà necessario esibire il Green Pass?
Sì. Come riportato nel decreto del 6 agosto scorso, a partire dal 1° settembre il Green
Pass è obbligatorio per tutto il personale scolastico del sistema nazionale di
istruzione e universitario, nonché per gli studenti universitari che decidano di seguire
le lezioni in presenza. Tale obbligo è valido anche per gli allievi delle istituzioni di alta
formazione musicale e coreutica, nonché per le attività di alta formazione collegate
all’università.
Rimangono esclusi da tale obbligo tutti gli studenti minorenni.
NUMERI VERDI REGIONALI ATTIVATI PER L`EMERGENZA NUOVO CORONAVIRUS UTILI A
DECONGESTIONARE LE LINEE DI EMERGENZA E GARANTIRE RAPIDA RISPOSTA A CHI HA
BISOGNO IMMEDIATO DI AIUTO.
Calabria: 800 76 76 76
Campania: 800 90 96 99
Emilia-Romagna: 800 033 033
Friuli Venezia Giulia: 800 500 300
Lazio: 800 11 88 00
Lombardia: 800 89 45 45
Marche: 800 93 66 77
Piemonte: 800 333 444
Provincia autonoma di Trento: 800 86 73 88
Sicilia: 800 45 87 87
Toscana: 800 55 60 60
Trentino Alto Adige: 800 751 751
Umbria: 800 63 63 63
Val d’Aosta: 800 122 121
Veneto: 800 46 23 40
IL DIRITTO ALLA MEDICINA PERSONALIZZATA Parte I
Diritto ad un trattamento personalizzato
Ogni persona ha diritto ad un trattamento medico personalizzato capace di
determinare il miglior risultato di salute possibile, che tenga in considerazione e
rispetti anche tutte le caratteristiche individuali rilevanti, quali: le caratteristiche
genotipiche e fenotipiche dell’individuo, il sesso, l’età, la presenza di più patologie,
l’assunzione di più medicinali, lo stile di vita e le condizioni psico-sociali, e le
differenze religiose/culturali.
Ogni individuo è unico, ha una storia clinica e uno stile di vita propri, vive in un
determinato ambiente, in alcuni casi può essere affetto da più patologie che lo
costringono ad assumere diverse terapie. È fondamentale tener conto di tutti questi
fattori per poter garantire una terapia personalizzata che sia efficace, poiché
l’efficacia della terapia può essere influenzata da ognuno di questi fattori, sia in
negativo, sia in positivo.
Diritto all’innovazione diagnostica e terapeutica
Ogni persona ha diritto ad accedere alle terapie e alle tecnologie diagnostiche
innovative, se ritenute appropriate al suo caso, al fine di ricavarne un potenziale
vantaggio rispetto alle terapie e alle tecnologie diagnostiche tradizionali senza
vincoli di residenza e ostacoli di natura amministrativa, burocratica ed economica.
L’innovazione ogni giorno fa enormi progressi e mette a disposizione dei pazienti
terapie e tecniche diagnostiche impensabili fino a poco tempo fa. Nell’ambito del
modello della medicina personalizzata le nuove tecnologie hanno permesso di
analizzare alcune caratteristiche molecolari del paziente e della sua malattia come
un bersaglio di specifiche terapie antitumorali. I bersagli verso cui indirizzare la
terapia mirata, possono essere individuati con diverse tecnologie: tradizionali e più
innovative. Tra le più innovative, la NGS, una metodica diagnostica che consente di
individuare in maniera molto precisa e in tempi rapidi le specifiche alterazioni
molecolari su cui scegliere i farmaci mirati. Ad oggi i nuovi test NGS non sono nei LEA
(elenco delle prestazioni erogate a carico del SSN) e le tariffe di rimborso alle
strutture da parte dei Servizi sanitari regionali sono diverse da regione a regione.
Inoltre il report mutazionale generato da NGS può indicare farmaci attivi che
possono essere già disponibili e rimborsati oppure disponibili ma non registrati per
la specifica indicazione o in fase di sperimentazione clinica limitando di fatto
l’accessibilità alle terapie mirate. Ciò solleva questioni di carattere etico e impone
di colmare il vuoto di carattere regolatorio ad oggi presente.
Diritto all’ equità delle cure
Ogni persona ha diritto che la salute sia garantita in modo equo su tutto il territorio
nazionale. L’accesso a prestazioni diagnostiche innovative e alle terapie mirate,
valutato secondo criteri di appropriatezza, deve essere garantito
indipendentemente da considerazioni di carattere territoriale ed economico così da
assicurare che ogni paziente abbia le stesse opportunità di cura.
In Italia sussistono forti difformità territoriali che nel tempo hanno portato e stanno
tutt’oggi sviluppando grosse disuguaglianze tra cittadini nella fruizione di
prestazioni e servizi accessibili e di qualità. Ad oggi solo alcune regioni garantiscono
l’erogazione dei test NGS. Altre regioni, non avendo previsto l’inserimento dei test
nei LEA regionali, sono portate a privilegiare l’utilizzo di metodiche di analisi
molecolare tradizionali e meno efficaci. I pazienti di queste regioni pertanto non
possono usufruirne o devono spostarsi in regioni dove sono erogate, previa
autorizzazione da parte della propria ASL. Di conseguenza anche l’accesso a terapie
mirate risulta in parte compromesso. Le considerazioni di carattere puramente
economico, le difformità e le inerzie organizzative dei territori non devono
rappresentare un ostacolo alle cure.
Diritto alla qualità della vita
Ogni persona ha diritto ad avere terapie che limitino il più possibile gli eventi avversi,
contribuendo così a migliorare la sua qualità della vita e quella delle persone che lo
assistono. Ha diritto ad accedere dunque a terapie il più possibile personalizzate. Ha
diritto ad essere rispettato, ascoltato e a ricevere informazioni utili sulla terapia in
corso in una costante ed efficace comunicazione medico-paziente, improntata su
una collaborazione reciproca nella definizione del miglior percorso terapeutico. Il
paziente deve essere orientato da parte del clinico sull’alimentazione e sullo stile di
vita sano da adottare (riposo, esercizio fisico, benessere psicofisico) al fine di
prevenire e contenere gli eventi avversi. Deve essere informato precisamente sui
diversi possibili eventi avversi e deve ottenere un intervento tempestivo qualora
questi si presentassero. Il paziente ha il compito di assicurare una comunicazione
tempestiva ai medici che lo hanno in cura, dell’insorgere di eventuali eventi avversi.
Nel percorso della cura oncologica, è necessario avere un’attenzione particolare
riguardo alla qualità di vita del singolo paziente, ponendo al centro non solo la cura
del tumore ma il paziente, il suo benessere psicofisico ed il benessere di coloro che
lo assistono. Le terapie oncologiche determinano infatti molto spesso rilevanti
cambiamenti nella vita del paziente. Gli eventi avversi delle terapie (tossicità)
possono in alcuni casi essere tali da rendere impossibile la loro prosecuzione. Per
questo è fondamentale riuscire a prevenirli, riconoscerli e trattarli tempestivamente. L’utilizzo di terapie mirate, calibrate sul singolo paziente hanno il
vantaggio di evitare terapie potenzialmente inutili e limitare, di conseguenza, anche
gli eventi avversi ad esse correlate
Diritto all’ informazione e orientamento
Diritto Ogni persona ha diritto ad essere informata in modo semplice, chiaro e
completo rispetto alla propria patologia, alle ripercussioni sulla qualità della vita, al
trattamento sanitario cui è sottoposto o a cui dovrà sottoporsi. Deve essere messo
al corrente delle opportunità di diagnosi e cura che sono a disposizione per la sua
patologia, anche se disponibili presso altre strutture sanitarie, diverse da quelle
presso cui è in cura, ed essere messo quindi nella condizione di potervi accedere.
L’informazione chiara, completa e fruibile garantisce maggiore adesione alle cure
da parte dei pazienti, favorisce l’empowerment, mette in condizione quindi il
paziente di partecipare attivamente alle cure e alla scelta delle opzioni
terapeutiche. Al fine di garantire un approccio al paziente davvero “personalizzato“,
il ruolo dei medici è anche quello di orientare il paziente sulle
tecniche diagnostiche e terapeutiche disponibili per la sua specifica condizione. È
parimenti fondamentale il ruolo del paziente nella completa collaborazione con i
medici nel seguire la terapia e condividere informazioni su terapie già in corso, stili
di vita, patologie concomitanti, dubbi, paure ecc. Una comunicazione efficace ed
empatica tra il medico e il paziente e i familiari è ritenuta ormai parte fondamentale
e imprescindibile del percorso di cura della malattia.
Diritto alla tempestività delle cure
Ogni persona ha diritto a ricevere nel più breve tempo possibile una diagnosi precisa
e un accesso alle cure tempestivo usufruendo, laddove necessario, di tecnologie
diagnostiche innovative senza limitazioni o ritardi determinati da disfunzioni
organizzative, burocrazia, liste d’attesa e considerazioni di tipo economico che ne
limitano l’accesso.
La tempestività nella diagnosi e nell’avvio delle terapie in oncologia rappresenta
forse l’obbiettivo primario da assicurare, capace di garantire, più di ogni cura, il
miglior risultato in termini di guarigione. L’esistenza di tecniche di analisi
molecolare in grado di prevedere e diagnosticare in tempi celeri ed in modo preciso
la presenza e la tipologia di tumore è la sfida da affrontare. La tecnologia di
sequenziamento genico (NGS) consente l’analisi di una grande quantità di geni in
poco tempo e ciò consente quindi di ottenere risultati e referti in tempi rapidi a
beneficio dell’avvio della terapia.